amore perfettoIl Signore Gesù sapendo che si stava approssimando il momento di affrontare il calvario manifestò il desiderio di consumare la cena con i suoi discepoli. Proprio in occasione della pasqua ebraica sarebbe stato l’ultimo pasto condiviso con coloro che l’avevano seguito lungo tutto il suo ministerio.

Prendete, mangiate, questo è il mio corpo che è dato per vo. Fate questo in memoria di me.

Per alcuni questa celebrazione ha il potere di purificare le coscienze. La scrittura ispirata divinamente conferma che è il sacrificio di Cristo non è ripetibile, questo è stato compiuto dal vivo una volta per tutti. Essa conferma che non sono il pane e il vino a purificare le coscienze, ma la fede in Gesù Cristo. Dunque il vero significato della cena del Signore resta legato alla comunione con Dio e con i credenti, resa possibile dal grande mediatore Gesù Cristo.

Gesù prima di andare al padre ha lasciato il più grande dei comandamenti: Io vi do un nuovo comandamento che vi amiate gli uni verso gli altri. Il comandamento di amare era già noto al popolo di Israele: Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figliuoli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso.(Lev. 19:18-34).

Amore fileo = amore naturale
Amore eros = amore sessuale
Amore agapao = amore perfetto

L’imperativo di Gesù era il nuovo come lui ci ha amati. La chiesa apostolica seppe realizzare questa amore, coloro che erano attirati dal calore e del focolare cristiano venivano coinvolti da questo sentimento. Era un amore sincero che contraddistingueva quanti erano toccati dallo spirito di Dio.

L’amore di quei giorni andava oltre al bacio fraterno o alla stretta di mano, ma era un amore pratico e concreto che spingeva ad avere una cura gli uni verso gli altri non in un modo freddo e formale ma in una maniera ardente, rendendo così testimonianza proprio tramite quella comunione e amore che si manifestava reciprocamente.

Vogliamo seguire l’esempio di Gesù e della chiesa primitiva. Dio parlò in un modo chiaro e continua a parlare chiaramente con la sua parola.

Esprimersi in modo chiaro è un segno evidente di amore, sincerità e lealtà. Da parte sua Gesù non usò mai un linguaggio oscuro, ambiguo o misterioso. Ma parlò sempre con molta chiarezza. Teniamo bene in mente che l’atteggiamento da noi assunto in risposta alle sue esortazioni sarà quello che inevitabilmente determina il risultato della nostra vita ora e per l’eternità.

Dio parla chiara nell’essere servi gli uni degli altri. Si eviterebbero molti inutili beghe se si tenesse più presente questa esortazione della sua parola.

Noi uomini con tutto il nostro carico di arroganza, superbia crediamo che la chiesa del Signore sia una società retta dalle stesse passioni della società nella quale viviamo. Come discepoli crediamo ci siano diversi e vari metri di giudizio per quale classificare e classificarci, ci illudiamo di essere meglio di qualcun altro e di meritare posizioni d’onore nella chiesa. Il Signore invece spiega che il metro di giudizio e la scala d’onori  sono invertiti rispetto a quello del mondo.

Chi vuole essere il maggiore, deve essere l’ultimo e servitore di tutti. Questo vuol dire che non ci sarà mai un primo in quanto chi vuole essere il primo deve essere servo di tutti e quindi l’ultimo. Questo stato di cose è difficile ad accettarlo perché servire vuol dire essere disposti a sovvenire alle necessità ed essere umili, silenziosi e pazienti.

Il Signore ci aiuterà ad essere servitori dei nostri fratelli allontanando da noi ogni visione carnale e umana, sottomettendoci a lui ed egli ci aiuterà.

pastore Governo Giuseppe

Il Signore Gesù sapendo che si stava approssimando il momento di affrontare il calvario manifestò il desiderio di consumare la cena con i suoi discepoli. Proprio in occasione della pasqua ebraica sarebbe stato l’ultimo pasto condiviso con coloro che l’avevano seguito lungo tutto il suo ministerio.

Prendete, mangiate, questo è il mio corpo che è dato per vo. Fate questo in memoria di me.

Per alcuni questa celebrazione ha il potere di purificare le coscienze. La scrittura ispirata divinamente conferma che è il sacrificio di Cristo non è ripetibile, questo è stato compiuto dal vivo una volta per tutti. Essa conferma che non sono il pane e il vino a purificare le coscienze, ma la fede in Gesù Cristo. Dunque il vero significato della cena del Signore resta legato alla comunione con Dio e con i credenti, resa possibile dal grande mediatore Gesù Cristo.

Gesù prima di andare al padre ha lasciato il più grande dei comandamenti: Io vi do un nuovo comandamento che vi amiate gli uni verso gli altri. Il comandamento di amare era già noto al popolo di Israele: Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figliuoli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso.(Lev. 19:18-34).

Amore fileo = amore naturale

Amore eros = amore sessuale

Amore agapao = amore perfetto

L’imperativo di Gesù era il nuovo come lui ci ha amati. La chiesa apostolica seppe realizzare questa amore, coloro che erano attirati dal calore e del focolare cristiano venivano coinvolti da questo sentimento. Era un amore sincero che contraddistingueva quanti erano toccati dallo spirito di Dio.

L’amore di quei giorni andava oltre al bacio fraterno o alla stretta di mano, ma era un amore pratico e concreto che spingeva ad avere una cura gli uni verso gli altri non in un modo freddo e formale ma in una maniera ardente, rendendo così testimonianza proprio tramite quella comunione e amore che si manifestava reciprocamente.

Vogliamo seguire l’esempio di Gesù e della chiesa primitiva. Dio parlò in un modo chiaro e continua a parlare chiaramente con la sua parola.

Esprimersi in modo chiaro è un segno evidente di amore, sincerità e lealtà. Da parte sua Gesù non usò mai un linguaggio oscuro, ambiguo o misterioso. Ma parlò sempre con molta chiarezza. Teniamo bene in mente che l’atteggiamento da noi assunto in risposta alle sue esortazioni sarà quello che inevitabilmente determina il risultato della nostra vita ora e per l’eternità.

Dio parla chiara nell’essere servi gli uni degli altri. Si eviterebbero molti inutili beghe se si tenesse più presente questa esortazione della sua parola.

Noi uomini con tutto il nostro carico di arroganza, superbia crediamo che la chiesa del Signore sia una società retta dalle stesse passioni della società nella quale viviamo. Come discepoli crediamo ci siano diversi e vari metri di giudizio per quale classificare e classificarci, ci illudiamo di essere meglio di qualcun altro e di meritare posizioni d’onore nella chiesa. Il Signore invece spiega che il metro di giudizio e la scala d’onori sono invertiti rispetto a quello del mondo.

Chi vuole essere il maggiore, deve essere l’ultimo e servitore di tutti. Questo vuol dire che non ci sarà mai un primo in quanto chi vuole essere il primo deve essere servo di tutti e quindi l’ultimo. Questo stato di cose è difficile ad accettarlo perché servire vuol dire essere disposti a sovvenire alle necessità ed essere umili, silenziosi e pazienti.

 

Il Signore ci aiuterà ad essere servitori dei nostri fratelli allontanando da noi ogni visione carnale e umana, sottomettendoci a lui ed egli ci aiuterà.